Analisi dell'opera
Dipinto ad olio su tela raffigurante: Capriccio architettonico con la statua dell'Ercole Farnese, Giulio Cesare e viandanti. (cm.147x221).
Alessandro
Salucci
(Firenze 1590 - Roma dopo il 1657).
Jan Miel
(Giovanni Miele, Anversa 1599 - Torino 1663)
Il dipinto è stato ricondotto da Emilio Negro e riconfermato recentemente (comunicazione scritta) dal Prof. Giancarlo Sestieri alla documentata collaborazione tra il fiammingo Jan Miel e il pittore di origine fiorentina Alessandro Salucci, specialista nella realizzazione di architetture dipinte. L'importante tela, di ragguardevoli dimensioni, raffigura in primo piano una scenografica selva di arcate e colonnati, parzialmente in rovina, al cui interno si trovano alcune sculture classiche, riconoscibili nell'Ercole Farnese e in Giulio Cesare. Sullo sfondo è rappresentato un porto dominato dalla mole di una architettura di fantasia - Emilio Negro ha però notato il ricordo della facciata interna di Villa Medici a Roma - che nella sua esecuzione, immersa in un suggestivo controluce nella luce mattutina, appare influenzato dalle celebri invenzioni di Claude Lorrain. Il Prof. Sestieri lo ha giudicato quale "rilevante esempio" della collaborazione fra questi due importanti pittori, paragonando la tela in esame a quella della Collezione Gerini di Firenze, o alla grandiosa "Veduta portuale", entrambe da lui pubblicate (2015, op.cit.III, nn10b e 16 pgg.225 e 232). L'insieme architettonico e paesaggistico, riconducibile al Salucci, è vivacizzato da "sapide figure" di uomini e animali eseguiti dal Miel, che secondo Negro potrebbe essersi ritratto sulle scale intento a disegnare. Da notare infone la figura a destra che nel suo gesto scurrile denuncia la perdita dei valori dell'epoca.