Analisi dell'opera
Giovanni
Riva
Torino, 1890 - 1973
Questa
importante scultura raffigurante “Maternità” è opera
del Maestro piemontese Giovanni Riva.
L’opera è firmata e datata 1938 ed esprime attraverso le
arti plastiche l’esaltazione della Famiglia Italica.
“Giovanni
Riva frequentò i corsi serali di disegno tenuti da Giovanni
Guarlotti all’Istituto di Belle Arti di Torino, diplomandosi
nel 1908 e frequentando insieme a Meucci, Merlo, Omegna e Pizio
le sedute “en plein air” del pittore Felice Vellan.
Espose per la prima volta alla Promotrice torinese del 1912 e,
oltre all’annuale partecipazione alle mostre della
Promotrice, prende parte a tutte le esposizioni torinesi degli
Amici dell’Arte, del Circolo Artistico, del Piemonte
Artistico e Culturale, nonché alle Triennali di Firenze e alle
Biennali di Venezia del 1940 e del 1942. All’edizione 1940
vince il Concorso Statue allegoriche per giardini con il gesso
Centauro e ninfa, mentre nel 1942 espone un bronzo nel Padiglione
del Regio Esercito.
Lo scultore vince diversi Concorsi Nazionali: per la Scultura
Baruzzi di Bologna nel 1916, per il Monumento ai Caduti di
Civitavecchia nel 1919, per la Fontana Angelica (1), più
tardi eretta in piazza Solferino a Torino, nel 1922. Nominato
Cavaliere al Merito, riceve dalla sua città la medaglia
d’oro per il Premio Sambue nel 1929.
Dello stesso anno è la ceramica di gusto velatamente decò,
l’unica dell’artista, realizzata per la manifattura
Lenci di Torino; numerosi, invece, sono i modelli che Riva
elabora per i volti delle note bambole Lenci.
Dal 1929 al 1935 è membro esterno della Giuria che esamina le
prove annuali di disegno e plastica al Liceo Artistico e
all’Accademia Albertina di Torino. Durante gli anni Trenta
la produzione artistica di Riva assume una posizione intermedia
tra gli accenti neomichelangioleschi delle prime opere (ad
esempio di Incubo, presentato alla Promotrice del 1919) e il
gusto squisitamente decorativistico della Fontana Angelica
(realizzata nel 1930). Nonostante lo scultore si sia formato in
un tempo e in un luogo in cui il linguaggio formale imperante
segue rigidamente gli insegnamenti della tradizione classica, le
sue opere lasciano trasparire, al di là della raffinatezza
d’esecuzione, un messaggio del tutto personale, fatto di
pace e di serenità, di una realtà immediata intrisa di poesia.
L’arte di Riva è istinto ed immediatezza da un lato,
intimità intellettuale dall’altro. Lo studio sistematico
dell’arte antica, l’adesione agli ideali rinascimentali
della scultura di Donatello, Michelangelo e Giambologna hanno
spinto Giovanni Riva verso l’adozione di un codice
espressivo affine al gusto dell’Ottocento romantico,
piuttosto che al dinamismo futurista o alle visioni surrealiste.
Oltre alle opere a soggetto religioso che decorano alcuni
cimiteri o a quelle destinate ad edifici pubblici, sculture di
Riva si trovano in diverse Gallerie d’Arte in Italia e
all’estero. Da non dimenticare sono i suoi disegni su carta
che rivelano la totale disinvoltura anche in campo grafico e la
versatilità di un colto artista. Numerosi, infatti, sono i
ritratti che esegue per gli attori e le attrici degli studi
cinematografici di Torino, per personaggi famosi quali Luigi
Einaudi. L’artista piemontese è anche autore del Manifesto
per la Prima Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa
Moderna di Torino (1902) e della copertina per I Colloqui di
Guido Gozzano (1911).
Nel 1979, a sei anni dalla morte dell’artista, la Galleria
Arte 121 di Torino ha dedicato a Riva una mostra
retrospettiva.”
(tratto da S.P.www.appuntiallostadio.com)
Fontana Angelica (1), piazza Solferino a Torino